Il motto della portarei Giuseppe Garibaldi - tecnicamente è un incrociatore portaeromobili per Stovl, ossia i velivoli a decollo corto e atterraggio verticale - non potrebbe che essere "Obbedisco", ricordando la frase più celebre dell'eroe dei due mondi. A nostro personalissimo avviso, il Generale per eccellenza del nostro Risorgimento non sarebbe felice che l'ex-ammiraglia della Marina Militare (lo è stata dal 1987 al 2011, quando ha passato la bandiera alla nuova portaerei Cavour), messa in riserva dal 1º ottobre 2024 presso l'Arsenale di Taranto nell'attesa di essere posta definitivamente in disarmo, è stata ceduta sorprendentemente alla Marina Militare indonesiana per una cifra vicina ai 450 milioni di euro. Niente contro la cessione, ma siamo certi che Garibaldi - patriota sopra ogni cosa - avrebbe preferito che la nave diventasse il primo museo navale galleggiante d'Italia, come auspicato da istituzioni locali, associazioni e buona parte della popolazione della città. Sarebbe stata un'attrazione culturale e turistica capace di rafforzare l'identità marittima di Taranto e raccontare la storia della nostra Marina Militare. L’ipotesi è svanita di fronte a logiche economiche e geopolitiche che hanno portato all’accordo con l’Indonesia. Tra l'altro, il governo di Giacarta ha appena acquistato due pattugliatori polivalenti d'altura (Ppa) da Fincantieri per un valore di 1,18 miliardi di euro. Curiosità: le navi - la Marcantonio Colonna e la Ruggiero di Lauria - erano originariamente destinate alla Marina Militare italiana e sono state consegnate all'Indonesia dopo una cerimonia di cambio nome nel gennaio 2025. Succede.
Una foto del varo a Monfalcone: è il 4 giugno 1983
Il progetto iniziale prevedeva un ponte di volo piatto tipico delle unità portaelicotteri, per farne la prima unità del genere in Italia. Per la costruzione rimasero in lizza Breda e Italcantieri, la società che nel 1984 venne totalmente inglobata nel gruppo Fincantieri. Prevalse la seconda a cui l'unità venne ordinata dalla Marina Militare il 21 novembre 1977. Il classico taglio della prima lamiera avvenne il 28 aprile 1980 negli stabilimenti di Monfalcone. Il ponte di volo, dalla caratteristica struttura disassata rispetto all'asse longitudinale della nave - dotato di un trampolino di lancio (lo ski-jump, che non faceva parte del progetto iniziale) inclinato di 6° 5' - è lungo 174 metri e largo 30. La portaerei misura 180 metri con una larghezza al galleggiamento di 23,4 mentre la stazza a pieno carico è di 13.850 tonnellate, salite a 14.150 dopo le modifiche effettuate nel 2003 che ne hanno fatto anche un centro di comando e controllo che nelle ultime missioni impiegava un centinaio di operatori sulle 800 persone mediamente imbarcate di cui 550 marinai e il resto addetti alla componente aerea. Quest'ultima era costituita da 18 aeromobili in totale (12 in aviorimessa e 6 velivoli sul ponte di volo) che solo nel 1989 poterono salire a bordo in quanto esisteva una legge che permetteva esclusivamente all'Aeronautica il possesso di mezzi aerei militari ad ala fissa. Negli ultimi anni, sono stati gli AV-8B Harrier II Plus dell'Aviazione Navale a partire ed atterrare sul ponte, insieme agli elicotteri EH-101 e SH-3D.
Uno scorcio del ponte di volo, lungo quasi 175 metri
La propulsione si basa su quattro turbine a gas LM 2500 costruite dalla Avio su licenza della General Electric, ciascuna delle quali sviluppa una potenza di 25.000 Cv, ma che vengono impiegate per una potenza di poco più 20.000 Cv l'una), allo scopo di permettere una lunga vita operativa. La potenza, a regime, è di 82.000 Cv che consente una velocità massima di 30 nodi. La nave ha un'autonomia di circa 7.000 miglia (13.000 km) ad una velocità media di 20 nodi, il che permette missioni a lunghissimo raggio senza dover attraccare. Alla produzione di energia elettrica per tutti i servizi di bordo compreso l'apparato di propulsione, provvedono sei gruppi elettrogeni (di cui due utilizzabili in emergenza, ma di fatto utilizzati normalmente) dotati di motori diesel. Protetta da vari sistemi di armamento (a medio raggio, ravvicinati e anti-sommergibile, con una presenza massiccia di aziende italiane), la Giuseppe Garibaldi è stata all'avanguardia sino all'entrata nella flotta prima della già citata Cavour e poi della Trieste (unità d'assalto anfibio multiruolo, la nave top della Marina Militare) per la Coc (Centrale Operativa di Combattimento) che ospita il sofisticato sistema Selenia Ipn 20 ed è servita, oltre che per gestire la nave in ogni elemento, nel coordinare ogni missione importante della nostra flotta nei mari vicini e lontani.
La Garibaldi in una delle ultime missioni nel Mediterraneo
Nel corso della sua carriera è stata protagonista di numerose missioni internazionali, dalle operazioni di mantenimento della pace in Somalia agli interventi umanitari e di sicurezza davanti alle coste libiche, dai pattugliamenti al largo dei Balcani fino alla partecipazione alla missione Enduring Freedom dopo l'attacco alle Torri Gemelle di New York. L’obiettivo dell’Indonesia sarà di riconvertire la portaerei in una piattaforma specializzata per droni e veicoli senza pilota. Dunque, l’integrazione di 60 droni turchi Bayraktar TB3 e delle modifiche per una configurazione a due isole di comando per ottimizzare le operazioni di volo. Del resto Fincantieri ha confermato che la nave ha ancora 15-20 anni di vita operativa e subirà un refitting per le esigenze dei nuovi proprietari. Dai primi elicotteri AB212 imbarcati negli Anni 80 ai droni padroni della guerra è passata una vita: nel giorno del varo ufficiale a Monfalcone, non mancò il presidente del Consiglio dei ministri, Amintore Fanfani, mentre la madrina dell'evento fu Flavia Donata Solvetti in Garibaldi, moglie dell'ultimo discendente dell'eroe dei due mondi. In quel momento la Giuseppe Garibaldi era la portaerei più piccola al mondo, il nostro orgoglio.
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